
至人無己,神人無功,聖人無名。
“L’uomo perfetto non ha ego, l’uomo eccezionale non ha risultati, l’uomo saggio non ha reputazione.”
Riassunta in questa anafora l’immagine del saggio daoista, Zhuangzi ci offre, senza false modestie, uno sgargiante autoritratto. L’uomo “perfetto” – nel senso più grezzo del termine, participio passato di perficere, dunque “portato a termine”, “realizzato”, “perfezionato” – non ha ego (己 ji), una traduzione che si può leggere sia come assenza di pulsioni egoistiche sia come avvenuta decostruzione di un concetto coerente e stabile dell’identità personale. L’uomo eccezionale (o divino) non ha risultati (o meriti), perché non ha una “immagine di sé” (自視 zishi) a cui appuntarli. L’uomo saggio è senza reputazione (mondana).
Oltre a mettersi in polemica con la retorica confuciana, la parte centrale del primo capitolo dello Zhuangzi esprime un concetto tanto semplice da carpire quanto complesso da mettere in pratica: rinunciare al sé – non solo all’immagine di sé ma proprio all’immagine di un sé – libera l’individuo dall’ansia di ottenere meriti, risultati, fama, reputazione… il “libero vagare” (遊 you) dello Zhuangzi si esprime appunto nel rifiuto di “dipendere” (待 dai).
L’autoritratto di Zhuangzi è in questo senso il ritratto di un uomo che non c’è.
Se l’essere non è al centro del mondo l’ultima frase mi sembrerebbe più giusta : L’autoritratto di Zhuangzi é in questo senso il ritratto di un uomo che non é . Perché è l’essere negativo non l’esistere. Cosa dici ? ti sembra corretto?
Ciao
Andrea
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Ciao Andrea… può essere corretto, basta mettersi d’accordo sulla sfumatura di significato che vogliamo evidenziare in un discorso. Ciò che nello specifico manca, e dunque non c’è, nel profilo del saggio descritto da Z, è quell’impulso a plasmare il corso degli eventi secondo schemi che fanno riferimento a una progettualità egoistica. Il saggio daoista agisce invece per sottrazione, conscio che ogni investimento psicologico si traduce, col tempo, in una forma di schiavitù. Un saluto
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L? io occidentale fatica ad arrendersi—–
Grazie
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non ci dobbiamo arrendere, ci dobbiamo capire 🙂
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