
A dispetto della scarsa considerazione di cui gode in Europa, Borat II si conferma un prezioso pamphlet satirico mascherato da mockumentary, in cui non mancano le scene esilaranti come la visita al consultorio cattolico o il ballo mestruale delle debuttanti.
Dove perde in inventiva, guadagna in veleno; ma in fondo è anche troppo facile bersagliare il trumpismo, bacino politico in cui si sedimentano i voti di neo-nazisti, complottisti, creazionisti, negazionisti, antiabortisti e antivaccinisti.
L’ottimo affiatamento tra Baron Cohen e Bakalova non fa che rilanciare il successo annunciato di un personaggio che ormai, come dimostra il film stesso, è conosciuto universalmente e reclama un posto, dopo Charlot e Hulot, tra le grandi maschere della commedia umana.
★★★☆☆
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