[14] Nicolas Winding Refn. La vertigine del fato

Estratti e riferimenti dal mio prossimo volume (in uscita per Falsopiano nel 2022).

Lo spettatore, come il protagonista, deve interrogare i frames in un estenuante processo di estrapolazione e interpretazione, compresi i titoli di coda.

Fear X tende al recupero, sulla scia di una tradizione inaugurata da Michelangelo Antonioni (Blow-Up, 1966), di una registrazione della realtà intesa non meramente come atto di neutra archiviazione dei fatti, ma piuttosto, in una prospettiva nietzschiana e postmoderna, come processo inevitabilmente demiurgico di creazione e manipolazione della realtà. Emulando in particolare Strade perdute (David Lynch, 1997), il delirio orfico del protagonista disassembla la realtà, ricostruendola in un alfabeto simbolico governato da regole di sostituzione metaforiche e metonimiche.

[13] Nicolas Winding Refn. La vertigine del fato

Estratti e riferimenti dal mio prossimo volume (in uscita per Falsopiano nel 2022).

Il film si apre con uno sguardo che s’infila tra una cortina di tende rosse, anticipando alcuni dei motivi ricorrenti: il voyeurismo, l’occultamento, il colore rosso, la simmetria.

Con un tono compassato e contemplativo che si distanzia dai film precedenti, Fear X racconta le indagini di una guardia giurata paranoica, Harry Cain (John Turturro), in cerca dell’omicida della moglie. Harry non si limita a piangerla: intraprende a partire dalle immagini, attraverso le immagini, una quête impossibile alla ricerca della moglie, come se il brusio indistinguibile dei simulacri (in inglese l’anagramma “ear f-x” suona come “ear effects”) potesse in qualche modo riportare in vita Claire, come la melodia orfica che riportò alla vita Euridice.