
Benestante, istruito, over-qualified, disilluso, insoddisfatto. Il protagonista è il ritratto medio della gioventù occidentale.
Trentaseienne dottore in filosofia che lavora come fattorino trova la refurtiva di una rapina. Che fa, li tiene? Lo sguardo caustico di Arcand era già acuto e incisivo nei confronti dell’Occidente contemporaneo fino almeno dai tempi de “Il declino dell’impero americano” (1986), passando per l’eccellente “Le invasioni barbariche” (2003, Oscar come miglior film straniero, miglior sceneggiatura a Cannes).
Nichilismo dei valori, amore liquido, rapporto tra benessere economico e felicità sono temi che tornano prepotentemente attuali ne “La caduta dell’impero americano”. Riflessione parodica sul neoliberismo, dilapida un promettente patrimonio di spunti in una storia dal ritmo lasso.
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★★☆☆☆