Immagini a confronto: Fellini e Hou Hsiao-hsien

La giustapposizione fra queste due immagini fa emergere con chiarezza i rispettivi paradigmi culturali.

8½, F. Fellini

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“Eminenza, non sono felice.” “Chi le ha detto che si viene al mondo per essere felici?”

L’inquadratura descrive l’incontro di Guido con il cardinale. Il forte contrasto tra la figura immacolata del prelato avvolta da vapori eterei e i fanghi neri in primo piano che precipitano grevi al suolo rende con immediata chiarezza il turbamento religioso del protagonista, invischiato nel magma delle passioni terrene. La parola chiave è trascendenza, ovvero lo slancio oltre l’effimera realtà sensibile verso il regno spirituale, incorruttibile ed eterno.

The Assassin, Hou Hsiao-hsien

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Yinniang torna al monastero in cui è cresciuta.

L’incontro dell’assassina Yinniang con la padrona, la monaca daoista Jiaxin. Il contrasto tra le estensioni materiche degli elementi in primo piano (mattoni, rocce, rami, tegole, scalini) e i colli boscosi sullo sfondo, immersi in una quieta caligine, sembra ricondurre forme e vuoto nell’alveo comune dell’impermanenza (無常 wuchang). Non vi è una configurazione gerarchica come nell’immagine precedente, dove la figura del cardinale, illuminata e mediana, sembra sul punto di ascendere. Piuttosto, la dichiarazione che cicli naturali e opere umane sono ugualmente soggette allo scorrere del tempo.

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