
Arielle Holmes, interpretazione cruda e realistica che ricorda il cinema di Cassavetes.
Storia vera di Arielle Holmes, eroinomane di 19 anni incontrata per caso nel diamond district durante la lavorazione di “Diamanti Grezzi“. E che diventa la protagonista di questa travagliata storia di vagabondaggio e passioni autodistruttive.
La regia dei Safdie si colora di una sensibilità anni ’90 grazie alla cinematografia leggermente sovraesposta di Sean Price Williams, che si dipana a balzi e scatti come un album di istantanee. Un’estetica polaroid da cinema verité, che ricostruisce nella maestria dei piani ravvicinati la viscosità dolciastra di una dipendenza. Non solo alcol e droga ma un amore tossico, farmaco (pharmakon) nella duplice accezione originaria di medicina e veleno.
Malgrado la filmografia limitata il cinema dei Safdie esprime già una poetica definita, che con piglio realista e ritmo elettrico canta la simbiosi di libido e mortido in una New York babilonica, dove il piacere si mescola al dolore e la tragedia alla farsa.
★★★☆☆
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