Aquaman – J. Wan, 2019

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Acque agitate ad Atlantide, il perfido re Orm ce l’ha con gli umani. Il mentore Vulko spedisce Aquaman a cercare il magico tridente che metterà tutto a posto.

La trama galleggia tra munera subacquei e mostri marini fracassoni, prima di inabissarsi. Alla fine si sguazza nella noia.

★☆☆☆☆

La casa delle bambole – Ghostland – P.Laugier, 2018

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“La casa delle bambole”, quarto lungometraggio di Pascal Laugier (“Martyrs”, “I bambini di Cold Rock”), è un horror indirizzo torture porn (molto torture e poco porn), che pur senza bagni di sangue ricade nella categoria dello splatter. Se la tassonomia non vi è chiara, ponetevi una semplice domanda: cosa succede quando due maniaci armati di fiamma ossidrica si intrufolano in una casa abitata da tre donne?

La recensione completa su Ondacinema.

Big Fish & Begonia – L.Xuan & Z.Chun, 2018

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Ispirato a un’antica leggenda tratta dallo Zhuangzi, capolavoro della letteratura Daoista, e a due sogni degli autori, Big Fish & Begonia è una fiaba che unisce ai temi cardinali della cultura cinese classica una visualità dirompente e incantatrice.

La recensione completa su Ondacinema.

Hard Eight – P.T.Anderson, 1996

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In questo ruolo P.B. Hall ricorda, e non poco, E.G. Robinson (più sotto).

Il misterioso Sidney (Philip Baker Hall), vecchio squalo del tavolo da gioco, insegna all’ingenuo John (John C. Reilly) come guadagnarsi da vivere bazzicando nei casinò. Da mentore a padre, il passo è breve.

Commento

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Robinson in un altro celebre film sul gioco d’azzardo, Cincinnati Kid.

Hard Eight sfrutta le atmosfere e i topoi narrativi tipici del genere noir (un protagonista carismatico, un passato oscuro, una donna bella e dannata, debiti di gioco, omicidi), affidando la chiave di volta a un colpo di scena che spariglia le carte verso la fine. Ai due ottimi interpreti sopracitati, si aggiungono le altrettanto buone interpretazioni della bella (Gwyneth Paltrow) e del bruto (Samuel L. Jackson) di turno. Menzione particolare per Baker Hall, che evocando lo spettro del grande Edward G. Robinson si esibisce forse nella prova migliore dell’intera carriera. La regia, misurata e distinta come il protagonista, si macchia di eccessiva deferenza.

 

★★☆☆☆